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CLIMI E SOCIETÀ
Lamarre D., Pagney P.
De Agostini Istituto Geografico , 2002
288 pagine, schemi in bianco/nero, poco illustrato,
cop. in brossura, dim. 17 x 24 cm .
€20.2 
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UN ESTRATTO

PREFAZIONE

Climi e società: l'accostamento di questi due termini evoca un'intuizione che dal tempo dagli antichi Greci - ha dominato il pensiero geografico; l'intuizione, cioè, che tra queste due realtà esistesse un legame profondo. Il perenne dibattito su La teoria dei climi (Pinna, 1989) testimonia che in ogni epoca non sono mancati spunti e osservazioni per rafforzare l'idea di tale legame. Il rapporto tra clima e società è di fatto uno dei problemi fondamentali (e fondanti) della geografia. E anche se l'accostamento tra questi due termini non implica affatto che essi si determinino l'un l'altro in modo biunivoco (per troppo tempo il dibattito scientifico è stato dominato a questo riguardo dalle discussioni sul "determinismo"), ciò non vuoi dire che tale interrogativo possa essere eluso; esso, anzi, costituisce un vero e proprio tema di riflessione.
L'introduzione di un concetto quale il "potenziale climatico" ci permetterà di addentrarci nelle interazioni tra i fenomeni fisici e quelli antropici. Precisati i concetti di base, i fenomeni ritenuti più importanti verranno affrontati secondo il cosiddetto approccio "geografico", che si fonda sulla localizzazione e l'estensione dei fenomeni e sull'organizzazione dello spazio da parte delle società. L'esame di questi fattori aiuterà a chiarire meglio ciò che è strettamente pertinente all'aspetto fisico in un "ambiente geografico" in evoluzione, attribuendo qui ad "ambiente" il significato sistemico più ampio.

Si tratterà in particolare di mostrare come le società odierne riescano a trarre vantaggio dai fenomeni climatici a loro favorevoli, e come si pongano di fronte a quei fenomeni che favorevoli non sono. In questo comportamento entrano in gioco una molteplicità di fattori ereditati durante il corso della storia, ma non solo. Scopriremo infatti molti aspetti nuovi, poiché i cambiamenti che vedono protagoniste le società attuali sono caratterizzati da una dinamica che non segue affatto quella dei mutamenti climatici, tanto da poter parlare di una vera e propria "sfasatura" tra queste due categorie di processi; e ciò, inevitabilmente, è all'origine di scenari sin qui sconosciuti.

Tanto nell'insegnamento della geografia, quanto nella ricerca ha preso piede, ai nostri giorni, una corrente di pensiero secondo la quale i fenomeni fisici giocherebbero, nel contesto geografico, un ruolo marginale. Non è forse l'uomo ormai in grado di disporre di mezzi tecnologici (energetici, cibernetici e quant'altro) tali da renderlo libero e indipendente dall'ambiente naturale che lo circonda? Non è forse questa l'epoca del trionfo della cultura sui "vincoli" posti dalla natura? (Poirier, 1972). Ma allo stesso tempo si levano voci contrarie: l'utilizzo massiccio delle energie di origine fossile porta con sé un'alterazione dell'ambiente atmosferico, con effetti tangibili, sia a livello locale (inquinamento), sia planetario (alterazione per eccesso di effetto serra). L'utilizzo dell'acqua, altro elemento vitale, è decisamente sconsiderato: esiste già oggi un ragionevole timore che essa cominci a scarseggiare in regioni ove le riserve naturali erano ritenute più che abbondanti. Ecco, dunque, alcune situazioni che le società umane, prima del XX secolo, non si erano mai trovate ad affrontare.

È ormai un dato di fatto che i quasi sei miliardi di esseri umani, la cui stragrande maggioranza, per altro, non accede a un alto livello di vita, manifestino nuove esigenze, come consumatori, in fatto di elementi e di ambienti della natura. Ed è in questo contesto che il clima si integra diversamente nel quadro mondiale, ma non certo in modo meno efficace rispetto al passato, perché ormai viviamo in un mondo sovraccarico di uomini, e per di più sempre più ammassati in spazi sempre più stretti. Accade così che molte società umane che si sono staccate dall'agricoltura, o che se ne stanno ormai staccando, sperimentano nuove strade indirizzate al consumo e a un nuovo modo di produrre reddito che implicano l'uso delle componenti climatiche. Nelle cosiddette società "sviluppate", d'altronde, i mezzi d'informazione amplificano questa valorizzazione del clima, riferendosi in particolare a tutto ciò che riguarda il "cambiamento globale".

Le nozioni di clima e società non sono quindi semplici; esse forniscono argomenti di discussione per innumerevoli manuali o trattati di climatologia e di sociologia. Ci accosteremo a queste nozioni mettendone in rilievo gli aspetti più propriamente geografici, quelli cioè legati alla localizzazione, alla distribuzione, nonché ai dinamismi legati alla superficie terrestre.
Molti fattori, di natura diversa, concorrono e interagiscono nella formazione del complesso sociale o climatico. Alcuni possono apparire più importanti di altri, a seconda dello scopo che si sta perseguendo (le precipitazioni hanno, ad esempio, un ruolo molto importante, quindi sono misurate in tutte le postazioni meteorologiche; per definire bene una società bisogna saper stimare il livello di vita delle popolazioni ecc.). In ogni caso alcuni fattori predominanti, sia naturali, sia sociali, sono geograficamente più determinanti di altri sui rapporti che si vengono a stabilire tra le società e i climi. Ma questi aspetti costituiscono una tematica che è opportuno sviluppare autonomamente nella Seconda parte.

L'essenziale dei fenomeni che studieremo non si colloca né a scala locale (quella, ad esempio, della stazione meteorologica o del singolo essere umano), né a scala globale, quella - per capirci - del sistema climatico planetario o dell'umanità nel suo complesso; essa si svolge invece a un livello intermedio, delle cosiddette "meso-scale". È a questo livello che i climi e le società trovano effettivamente la loro definizione più precisa. Qui entrano in gioco le ripartizioni dello spazio terrestre e i principi di classificazione che ne traducano le caratteristiche generali, fisiche e umane. Non ci si dovrà dunque stupire della preminenza che daremo, in questo nostro lavoro, agli aspetti spaziali e territoriali a media scala, e, più in generale, alle aree fisiche e culturali, che esamineremo nella Terza parte.

È ben noto che i fenomeni umani e naturali non sono localizzati in modo casuale sul globo terrestre. Ma quali sono esattamente le componenti geografiche identificabili che contribuiscono congiuntamente a creare il legame tra questi due ordini di fenomeni? È questa la domanda che dobbiamo porre come punto di riferimento e che deve fare da filo conduttore. A tale proposito ci si rende facilmente conto che la relazione climi-società non è priva di significato; basta infatti un rapido sguardo a qualsiasi atlante e un confronto con una carta della distribuzione delle popolazioni e una dei climi. Le due carte, pur non essendo perfettamente sovrapponibili, evidenziano dei raggruppamenti che non si possono semplicemente imputare al caso. Comunque sia, il metodo analogico non dà informazioni, né sui fenomeni rappresentati in se stessi, né sulla struttura delle loro interrelazioni, tra le quali si collocano le componenti geografiche.

Ma prima di tuffarci nel complesso sistema dei rapporti tra società e climi è importante soffermarci ancora su due evidenze fondamentali.
Innanzitutto l'uomo non può vivere sull'acqua, né stabilmente, né, tanto meno, in gran numero; va da sé, allora, che quasi i tre quarti della superficie del pianeta siano da considerarsi di fatto non abitabili, e tutto ciò senza prendere in considerazione i fattori climatici. Confinata dunque sui continenti, la vita umana non può fare a meno dell'acqua (l'acqua meteorica, i corsi d'acqua a cielo aperto e quelli sotterranei, che possono supplire alla carenza di precipitazioni, ovverosia, in ultima analisi, alle carenze di tipo climatico). Al di là del clima, dunque, è all'ambiente naturale nel suo complesso e alle sue manifestazioni concrete che le compagini umane si trovano a far fronte; l'uomo, con i suoi artifici, dovrà pertanto giocare le sue carte all'interno del quadro appena tratteggiato.

 

 

 

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