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LE MUCCHE NON MANGIANO CEMENTO
Viaggio tra gli ultimi pastori di Valsusa e l'avanzata del calcestruzzo
Mercalli L., Sasso C.
Societa' Meteorologica Subalpina , 2004
320 pagine, disegni e foto a colori, riccamente illustrato,
cop. in brossura, dim. 21 x 26 cm .
€27.55 
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RECENSIONE

Le mucche di nome Cuccagna, Paris, Idea
E' chiaro. Viviamo grazie ad una cantina piena di petrolio che abbiamo trovato centocinquanta anni fa, questa abbondanza ci ha dato alla testa e come tutte le sbornie abbiamo perso il senso del limite. Un limite che ci è posto dalla realtà oggettiva, o la fisica. Possiamo ancora godere delle risorse del pianeta terra, possiamo avere e affaticarci di meno disponendo delle cose straordinarie che ci dà la civiltà. Il quesito è se tutto ciò potrà essere mantenuto ancora a lungo. Se il fatto della sbornia ci ha fatto perdere il senso della misura, cosa abbiamo perso, cosa fare per ritornare sobri. La storia del famoso buon senso.
Questo libro è diviso in due parti distinte. Nella prima Chiara Sasso intervista i pastori della Valle di Susa, una vita vissuta nei prati, nelle malghe, un mestiere fatto di dettagli, d'istinto, di fiuto.
D'estate agli alpeggi e d'inverno in pianura. All'alpeggio se piantavi un chiodo sapevi di ritrovarlo, in cascina non sempre. Adesso, poi, c'è il rischio di trovare, in pianura, un parcheggio multipiano o un ipermercato. E' facile cadere nella retorica di com'era verde la mia valle, ma è anche un piacere pensare che esiste ancora il prato con i trifogli, la costa della montagna bella schietta dopo la pioggia o dopo una giornata di vento, i campi di narcisi a maggio, le mucche pezzate rosse o le piemontesi calipigie o le Savoiarde. E i formaggi buoni che asciugano sulle travi.
Poi, nella seconda parte del libro, Mercalli ci costringe a guardare fuori dalla finestra e vedere l'alta marea di cemento che sale in su verso la Valsusa, i mazzi di fili di acciaio che svettano sulla statale per il Sestriere, le reti a gabbia vicino a Chivasso, a Porte, a Fenestrelle. E anche le gigantesche strutture multicinema, multiparcheggio, giganti, sproporzionati templi di consumi e distrazioni. Per non considerare anche l'impatto visivo che tutto ciò produce, il senso del bello stravolto. E' difficile fare, a questo punto, un ragionamento equilibrato, è come camminare sulle fatidiche uova: salvaguardia della natura e tecnologia; suolo, mucche, formaggi e turismo, velocità, comodità. Un passo –importante- potrebbe essere quello di leggere questo libro prima di prendere qualunque decisione, anche solo quella di metter giù i pali per le piante di kiwi nell'orto. Ecco che si ritorna a parlare di orti, terra, di uova, cibi, animali. Non se ne può fare a meno.

A cura di Emma Dovano, Provincia di Torino,

pagine sull'editoria locale

 

 

 

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