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CAMBIARE ARIA AL MONDO. LA SFIDA DEI MUTAMENTI CLIMATICI
Martini C.
Baldini & Castoldi , 2005
214 pagine, cop. in brossura, dim. 14.5 x 21 cm .
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UN ESTRATTO

Introduzione
di Claudio Martini
Nel luglio del 2001, alla vigilia della riunione del G8 a Genova, l'agenda della politica - e, a ruota, quella dei media era esclusivamente rivolta ai problemi dell' ordine pubblico, della violenza, degli scontri. Così scontri, violenze e problemi di ordine pubblico ci furono davvero: Carlo Giuliani ne rimase vittima. Alla vigilia del G8, a qualche centinaio di chilometri di distanza da Genova e da quella brutta pagina della nostra storia più recente, fu percorsa un' altra strada. I temi della globalizzazione mi apparivano allora e ancora oggi come estremamente interessanti, ineludibili e vitali. I problemi globali interessano l'intero pianeta e coinvolgono i potenti della Terra, ma riguardano e interessano anche i governi locali, i semplici cittadini, ciascuno di noi.
La Toscana decise così di ospitare - nell'ex tenuta presidenziale di San Rossore a Pisa - tutti coloro che erano interessati a discutere, in particolare coloro che prendono le decisioni e coloro che invece le subiscono. Un luogo dove fosse possibile dialogare ed esprimere le proprie ragioni. Il Meeting di San Rossore. è nato così: come sede di dialogo tra movimenti, istituzioni e competenze.
L'iniziativa fu un grande successo. Un successo di partecipazione. Un successo per il clima di serenità e tolleranza in cui si svolse, per la reciproca capacità di ascolto e per la qualità di quello che tutti vennero a dire. Un tale successo che decidemmo di trasformarlo in un appuntamento fisso, con scadenza annuale. Da allora ogni anno, a metà luglio, amministratori locali, intellettuali e movimenti si incontrano per discutere dei grandi temi che interessano il pianeta.
Abbiamo così discusso nel 2002 di diritti umani, nel 2003 di alimentazione e nel 2004 di mutamenti climatici. Dei quattro meeting organizzati, quest'ultimo è senz' altro quello che mi sta più a cuore, che mi sembra il più strategico, il più essenziale. Perché l'argomento in questione non consente deroghe, tentennamenti, sottovalutazioni. I cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti.
In questi ultimi anni abbiamo assistito con orrore a eventi drammatici: l'attentato alle Torri Gemelle, la strage di Beslan, lo stillicidio della guerra in Afghanistan e in Iraq. Poi, il 26 dicembre 2004, il maremoto che ha colpito Thailandia, Indonesia, India, Filippine, Sri Lanka. Si è trattato di una catastrofe naturale, non imputabile alla miopia dell'uomo se non per il fatto che, malgrado tutta la nostra sofisticata tecnologia planetaria - radio, Tv, internet, telefoni cellulari, satelliti - non si è riusciti ad allertare, e così salvare, migliaia di abitanti e turisti. Quasi tutti lo abbiamo awertito come un evento, uno dei tanti eventi, che possono capitarci e che sempre più spesso si manifestano anche perché il clima sta mutando.
Per secoli l'uomo ha avuto un terrore folle della natura.
E ancora oggi di fronte a simili tragedie soffriamo, ma non è più la paura che ci gela, ci paralizza, ci fa annichilire. C'è qualcos' altro: pensavamo di controllare la natura, di dominarla e, percorrendo questa strada, le abbiamo fatto del male, l'abbiamo ferita e, se non ci fermeremo in tempo, rischiamo di portarla alla distruzione. Non dobbiamo abbandonare la strada della scienza, del progresso, della ragione, ma non possiamo più contrapporla alla strada della natura. Dobbiamo capire che l'ambiente e gli altri possono darci molto, ma solo se sapremo rispettarli.
La nostra globalizzazione sembra ignorare l'essere umano e i suoi diritti elementari, a partire dal diritto a vivere in un ambiente sano e sicuro. Abbiamo numerose strutture e organismi internazionali che discutono di tutto, ma mostrano di non saper prendere decisioni che oggi appaiono fin troppo owie, prima fra tutte quella di difendere la vita degli uomini e del pianeta. Oggi abbiamo un mercato globale, ma non abbiamo ancora organismi e istituzioni in grado di tutelare con autorevolezza ed efficacia l'ambiente.
Questo libro nasce con un preciso obiettivo: far crescere la consapevolezza legata ai rischi dell'effetto serra. I mutamenti climatici sono il problema più importante del XXI secolo, per questo devono essere al centro dell' attenzione di tutti. Si tratta di cambiare il nostro modo di vivere, di produrre e consumare. Il punto è: tali cambiamenti awerranno solo in seguito a eventi catastrofici, oppure riusciremo ad anticiparli e prevenirli?
Abbiamo raccolto i principali contributi portati al Meeting di San Rossore, rivisti, aggiornati e appositamente rielaborati dagli autori. È stato un lavoro faticoso che sono riuscito a portare a termine solo grazie all' aiuto, alla volontà e all' entusiasmo di amici e collaboratori, che ringrazio di cuore. Senza di loro questo volume non sarebbe mai stato pubblicato. Naturalmente ringrazio tutti gli autori che ci hanno dato la possibilità di realizzare questo libro.
N elle pagine che seguono troverete le opinioni di scienziati che - ormai in larga maggioranza - sostengono e dimostrano che i mutamenti climatici sono il frutto delle attività dell'uomo e non sono un semplice accadimento naturale. Di più, dimostrano che stiamo per giungere a un punto limite oltre il quale rischiamo di non poter tornare indietro, anzi, di non potere proprio più. Ma troverete anche le opinioni di chi, invece, sostiene che niente di nuovo c'è sotto il sole, niente che già non si sia visto nel corso della storia dell'umanità. E che quindi non c'è da preoccuparsi.
Opinioni legittime entrambe, ed è fondamentale che i loro sostenitori possano dialogare, confrontando si l'un l'altro. Purché abbiano a cuore il destino dell'umanità e non altri scopi meno nobili. Non mi pare il caso né del professor Richard Lindzen né del professor Robert Watson, che rappresentano appunto i due poli della discussione.
Personalmente, non sono neutrale. Mi iscrivo tra i preoccupati e penso che tutti, a partire da chi ha responsabilità di governo a qualsiasi livello, dobbiamo fare il possibile per cambiare rotta: premiando e incoraggiando comportamenti virtuosi, a sostegno di uno sviluppo di qualità, rispettoso delle persone e dell' ambiente. L'intervento di Giovanni Sartori spiega bene perché, indipendentemente dalla completa fondatezza di una o dell'altra teoria, sia più ragionevole allarmarsi che non fare gli struzzi, o, come si direbbe, in Toscana, sia meglio aver paura che buscarne.
In questo libro troverete - in prevalenza - interventi, opinioni ed esperienze che argomentano non tanto un catastrofismo da film hollywoodiano, quanto idee, suggerimenti e proposte per ridurre i pericoli, invertire la rotta e, in definitiva, cambiare strada prima che sia troppo tardi.

 

 

 

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