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UN ESTRATTO
Introduzione
Spesso nei nostri viaggi di lavoro nel Sud del mondo ci troviamo di fronte a immani sofferenze generate da disastri come alluvioni, siccità, piogge eccezionali. Scuole, case, interi villaggi, ospedali, posti di salute, campi coltivati danneggiati o distrutti, con perdite irreparabili di risorse in termini di sviluppo. L'impegno di decenni di cooperazione vanificato da un clima impazzito, che peggiora lo stato di insicurezza e di povertà delle popolazioni più vulnerabili e che spesso costringe le nostre Ong a riconvertire i progetti di sviluppo per far fronte alle emergenze che gli eventi naturali impongono.
Gli scienziati ci dicono che questi eventi estremi, sempre più ricorrenti e sempre più violenti, sono gli effetti dei cambiamenti climatici, vale a dire delle strategie che mette in atto il nostro Pianeta per liberarsi dell' energia in eccesso, generata dall'aumento della temperatura terrestre a causa dell’effetto serra.
E se questo fenomeno è legato, come affermano gli esperti, all'inquinamento atmosferico dovuto al consumo di combustibili fossili cui contribuiscono fortemente il modello di sviluppo occidentale e i nostri stili di vita ad alto consumo energetico, come non interrogarci sulle nostre responsabilità e su quale livello di sviluppo sia adeguato ad assicurarci una buona qualità della vita senza alterare gli equilibri ambientali e senza provocare squilibri sociali nel mondo?
Se per sviluppo intendiamo non solo la crescita economica, ma lo sviluppo umano in termini di sostenibilità, cioè come capacità di assicurare la disponibilità delle risorse ambientali per le generazioni presenti e future e di tutelarne la qualità, come non vedere il legame tra la povertà nel mondo e gli eventi climatici estremi, che rischiano di vanificare gli impegni per lo sviluppo assunti dalla comunità internazionale all'alba del nuovo millennio?
Come non domandarsi quali misure e quali strumenti si stiano prendendo e applicando a livello mondiale per far fronte ai cambiamenti climatici, e per far sì che i rimedi non siano peggiori dei mali, e quali e quante risorse si stiano dedicando per trovare le opportune soluzioni? O ancora quali strategie di cooperazione si stiano adottando per far fronte all'impatto devastante dei cambiamenti climatici sulle comunità beneficiarie dei nostri interventi, o per mitigarne gli effetti?
Questo libro nasce proprio per tentare di dare una risposta a questi interrogativi, affrontando la materia dei cambiamenti climatici e le sue connessioni con le tematiche dello sviluppo, evidenziandone la complessità, per andare oltre la spettacolarità o l'allarmismo con cui i mass media in genere ce li presentano, senza la pretesa di esaurire un argomento tanto vasto, ma limitandosi a offrire stimoli e spunti di riflessione per allargare l'approccio e gli orizzonti del tema, dando voce al Sud del mondo.
Viene infatti dato spazio alle elaborazioni della società civile organizzata sul tema, che possono farci parlare di un vero e proprio laboratorio mondiale, come mondiali sono i mutamenti climatici, per la ricerca di un nuovo progetto di convivenza planetaria.
Un capitolo è stato dedicato alle alternative possibili per la riconversione dell' energia da combustibili fossili a quella da fonti rinnovabili, per evidenziare che esistono già gli strumenti tecnici per limitare gli effetti dei cambiamenti climatici, come pure esistono le proposte e le best practices verso nuovi stili di vita e di consumo, intraprese da singoli, comunità locali, associazioni, Ong, alleanze di cittadini, reti e network, governi e istituzioni locali, al Nord e al Sud del mondo, per approfondire, indicare e mettere in atto pratiche efficaci di sostenibilità.
Un particolare e speciale ringraziamento va a Jutta Steigerwald, già coordinatrice della Campagna Nord-Sud: Biosfera, Sopravvivenza dei Popoli; Debito, per il prezioso contributo di idee, riflessioni ed elaborazioni, senza di cui questo libro non si sarebbe potuto realizzare.
Ringrazio Francesco Martone, per le fonti di documentazione segnalate, e l'indispensabile confronto sulle tematiche affrontate nel testo.
Desidero infine ringraziare Antonio Raimondi, Presidente del VIS e Direttore della Collana di cui questo testo fa parte, per l'opportunità che mi ha dato; lo scambio e il confronto con lui sulle tematiche della cooperazione e dello sviluppo, nella quotidianità delle nostre giornate di lavoro e durante le missioni sul campo svolte insieme, hanno grandemente arricchito la mia vita umana e professionale.
Dedico questo lavoro ai colleghi del VIS e ai tanti colleghi della cooperazione, nella speranza che possa essere uno strumento utile per assumere una visione integrata della questione dei cambiamenti climatici e per applicare strategie d'intervento corrette in questi tempi incerti, e nella certezza di condividere la passione per un mestiere che ci rende cittadini del mondo e maggiormente corresponsabili, come testimoni di quanto vi accade, del suo cambiamento.
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